
Ponti di comunitá: il viaggio di Abitare la città
Benvenute e benvenuti nel racconto del progetto “Abitare la città in modo competente”, percorsi di empowerment sociale, professionale e abitativo per richiedenti asilo e rifugiati a Roma. Finanziato dall’8×1000 dell’IRPEF a diretta gestione statale, il progetto è guidato dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia con la collaborazione di Fondazione Adecco, Fondazione Mondo Digitale, ActionAid International Italia e con il supporto narrativo di Piccola Radio, che ha dato voce alle storie e alle esperienze dei partecipanti.
Avviato alla fine del 2023, il progetto ha incontrato i primi partecipanti nella primavera del 2024, creando percorsi di confronto e riflessione sul significato di abitare e partecipare alla città. ActionAid ha promosso momenti di scambio per immaginare insieme come rendere Roma più bella e inclusiva, valorizzando competenze e creatività.
Da questi incontri sono nate due macro-iniziative, realizzate tra giugno 2024 e giugno 2025. La prima, “Soffio di bellezza”, ha offerto momenti di spensieratezza con incursioni artistiche, poesia, cibo, musica e celebrazioni come la notte di Yalda, dedicata al solstizio d’inverno.
La seconda, “StraniEro!, essere la città”, ha voluto sottolineare che chi arriva non è più “estraneo”, ma parte integrante di Roma. Da qui sono nate idee come lo spazio di cura, che ha ospitato una mostra fotografica e poetica, e i walking tour, passeggiate tra luoghi simbolo di inclusione ed esclusione, arricchite da momenti di convivialità.
Non sono mancati laboratori di danza, feste comunitarie come Nowruz ed Eid al-Fitr, e attività creative che hanno reso viva la città. Ogni evento ha avuto la forza di unire persone diverse attraverso musica, storie e gesti semplici.
Il segreto? La magia delle relazioni. Come racconta Mohamed Koreka, dallo Zimbabwe: «Mi piace questo progetto, ci tengo molto per noi stranieri. Amo scoprire Roma e la sua storia, mi ha fatto sentire parte di qualcosa». Per molti, è stata un’esperienza che ha lasciato un segno profondo: la scoperta che basta poco per costruire bellezza e sentirsi parte di una comunità.
Piccola Radio ha accompagnato questo percorso, trasformando le voci dei protagonisti in un racconto che custodisce la memoria e il significato di questa esperienza collettiva. Buon ascolto!
Abbiamo iniziato insieme un percorso, un percorso di scambio, di condivisione, di riflessione sull’abitare e sul partecipare alla città e alla comunità. Il contributo che Action Aid ha dato in questo percorso è stato proprio quello di stimolare degli incontri in cui chiedersi cos’è che rende bello una città, come si può essere più protagonisti e protagoniste e migliorare la città anche partendo da piccoli gesti e da gesti semplici che valorizzino proprio tutte le competenze e le conoscenze di cui ciascuno è portatore.
Oltre allo scambio, alle condivisioni e alle riflessioni abbiamo attraversato insieme la città esplorando dei luoghi che ritenevamo significativi e a partire da questi luoghi e dalle riflessioni scambiate abbiamo iniziato a progettare delle iniziative per la comunità locale, a decidere a seconda di chi eravamo e di cosa volevamo realizzare quale idee volevamo mettere in campo.
Il gruppo di partecipanti ha progettato in team due iniziative a favore della comunità locale composte da 9 eventi iniziati a giugno 2024 e terminati a giugno 2025. I partecipanti hanno scelto due titoli per queste macro-iniziative. La prima aveva il titolo Soffio di bellezza.
Portava con sé la voglia di regalare momenti di spensieratezza attraverso esibizioni estemporanee, incursioni artistiche fatte di poesia, cibo, arte, musica e valorizzazione di momenti significativi per le comunità, come il Sostizio d’inverno. Siamo con? Elia E Elia, che presenta questa serata per voi? Non è una serata necessariamente afghana, è una serata di festa di tutte le popolazioni che parlano farsi quindi iraniani, afghani, tajikistan. Si chiama la serata Yalda, che è solistizio e cambio di stagione.
Entriamo in inverno, è la notte più lunga dell’anno. Perciò c’è, nel senso, la tradizione, il mito, dice che persiani, afghani e tajiki non dormono la notte più lunga e lo festeggiano con gli amici, con il vino, il melograno, tanto ballo. La seconda macro-iniziativa, che in realtà portava con sé due idee emesse al gruppo di partecipanti, ha avuto il titolo Strani Ero, Essere la città, proprio a voler sottolineare che le persone come i gran migratori non solo abitano il comune di Noma, ma ne fanno parte, sono parte fondante, parte costitutiva, parte identitaria, quindi sono la città.
E anche a voler sottolineare la condizione di estraneità ormai terminata, Strani Ero, non lo sono più, ora non sono più estraneo a questo luogo. All’interno di questa macro-iniziativa dal titolo Strani Ero, Essere la città, due idee, quella di costituire uno spazio di cura riconoscibile e quello di continuare a passeggiare insieme attraverso dei walking tour, o anche con un gioco di parole, waking tour. Lo spazio di cura ha ospitato una mostra fotografica, We Care, fotografia e poesia a cura di Diana Gamez, Luisa Maciacon e Francisca Flores.
Tutto questo parte da un bisogno personale, di raccontare e tenere per me la storia mia familiare, la relazione tra mia nonna e me. Non si parla mai del corpo delle donne anziane, o si parla poco di quella parte della vita che è la vecchiaia, o viene vissuta o raccontata come una patologia, come una malattia. Invece no, invece quando uno c’entra dentro questa storia, trova delle persone assolutamente vive, con delle pulsioni, con dei sentimenti, delle sensazioni.
Certo, forse sono diverse, però questo non significa che non ci sono più. E quindi ho unito, ho fatto match tra questo mio desiderio personale di documentare la mia vita, la mia storia familiare e la relazione meravigliosa che avevo con mia nonna e quello che vedevo attorno a me. Ha ospitato il laboratorio di danza meditativa di rumba, del risveglio, di pop e di zumba proprio promossi dai partecipanti e dalle partecipanti.
Come state? Vi siete divertiti? Ci abbiamo divertito tantissimo. Abbiamo ballato, abbiamo fatto la rumba, la zumba. Che bello, che bello.
Allora, questo è il podere assoluto della musica. Già che sia musica per la meditazione, il jazz, il yoga, il stretching, la danza, l’esercizio, qualunque tipo di musica è molto buona per l’espirito. I walking tour o waking tour hanno attraversato i luoghi di inclusione ed esclusione.
I punti di riferimento, gli ingredienti indispensabili per mangiare insieme e condividere convivialità proposti dai partecipanti e dalle partecipanti. Questi sono acquedotti. Acquedotti portavano acqua da fuori Roma a Roma.
Questo è il vecchio acquedotto. Sì, di duemila anni fa. E quei buchi, l’acqua scorreva lì dentro.
E qui, a Porta Maggiore, tanti acquedotti che venivano da fuori Roma si incontravano. Io dicevo alle parti delle chiusa farmacia, perché è la prima cosa che uno viene qua. Che facciamo noi nel Paese, in Cote d’Ivoire? Voglio un manioc.
Donno un manioc lì. Donno un manioc. Non sono mancati, anche nello sviluppo di questa seconda macro-iniziativa, i momenti comunitari.
In particolare, il salsiccio di primavera, come momento per festeggiare in Navruz, e l’Eid al Fitr. Noi festeggiamo il Capodanno oggi. Noi, nel senso, tantissime persone, diversi Paesi, tra cui afghani, iraniani, kurdi, tagichi, azeri, albanesi anche festeggiano questo giorno.
E si fanno tante cose belle. Qual è il segreto di questo progetto? Beh, è la magia. Quella polvere di stelle, nata dalla sapiente attività di una strega, o di più streghe, che hanno saputo mettere insieme elementi magici per arrivare a connettere persone e costruire percorsi di bellezza in una città che per tante persone è una città che fa paura e che a volte risulta piena di barriere.
Mi chiamo Mohamed Koreka. Vengo dallo Zimbabwe. Sto qua in Italia da sette anni.
Mi piace questo progetto. Ci tengo molto per noi stranieri. Mi piace tanto girare la città di Roma, anche la storia di Roma, la storia dei spumi di Trastevere.
È una cosa molto interessante. Mi piace tanto chiacchierare. Per me, abitando la città, è stato un momento in cui mi sono statuto davvero parte di qualcosa.
Mi ha fatto riflettere su come viviamo gli spazi e su quanto conti il confronto con gli altri. Mi ha lasciato qualcosa di bello dentro. Per me è stata veramente una bella esperienza che rimarrà sempre, direi per tutta la vita.
Comunque, con una bella gente, mi è piaciuto. Quell’elemento magico ha costruito dei ponti tra le persone, scavalcando diffidenze, liberando possibili reticenze a dire la propria, a dire quello che si vuole dire e a fare quello che si vuole fare. Questo progetto abitare le città mi porta al mio cuore che le città condivisione è il desiderio di fare la differenza.
Il momento che porta al mio cuore è quando ci sono andata la prima volta. È stato molto emozionante per me. Mi sono sentita confortata.
Più tardi, quando eravamo riuniti a tavola e dicevamo che ci piace realizzare i nostri sogni e desideri nella vita, ogni volta che suonavano, ballavano, sono diventata una persona meravigliosa. Ho sentito tanti fene. Sono felice di averlo conosciuto.
In un gruppo che per un periodo si è incontrato, ha fatto merenda, ha anche condiviso situazioni, preoccupazioni, ma che poi ha potuto anche trovare lo spazio per incontrarsi e costruire insieme. L’abbiamo fatto in una piazza, su un trenino giallo. L’abbiamo fatto a una festa popolare.
L’abbiamo fatto in uno spazio di occupazione. L’abbiamo fatto camminando lungo i marciapiedi. Ciao, mi chiamo Morteza.
Ho fatto parte del progetto Abitare la città, che è stata un’esperienza emozionante, veramente, perché questo progetto mi ha permesso di conoscere nuove persone, nuove idee, e sperimentare a creare una comunità temporanea, che adesso è una comunità di amici, che sicuramente faremo tante altre esperienze insieme. Ringrazio molto le persone che hanno reso possibile questo progetto, operatori, altri partecipanti del progetto, che con la loro presenza mi hanno insegnato tante cose. Ringrazio solo, posso dire grazie a tutti.
Questo progetto per me è stato meraviglioso, nel senso letterale, di creare meraviglia, stupore. Mi sono stupefatta di quanto sia semplice chiedere a una persona cosa cambieresti in questa città, cosa vorresti fare per renderla più bella. Una domanda forse banale, che però ha innescato circuiti e percorsi di reale bellezza, fatta di sapori, musiche, racconti, danze, pensieri, parole, e tante possibilità di incontrarsi.
Qualcosa che entrava nella quotidianità dei luoghi della città per restituire meraviglia. Restituire qualcosa che potesse rompere la routine e aprire gli occhi, con essi finestre e portoni, per guardare l’altro e l’altra in modo diverso, ballando, mangiando, cantando, ascoltando, parlando e domandando. Mi chiamo Dieb Bicioca, alias Bob, e vorrei ringraziare Action Aid e le altre associazioni che sono messe insieme per darci una mano, noi diretti e rivigliati di Roma, per poter fare questo progetto.
Ho potuto incontrare nuove persone, la conoscenza di nuove persone è sempre, per un individuo, qualcosa di positivo nella vita. Il mio nome è Gina, o Estela, come mi chiamano voi nel gruppo. Porto questo gruppo, questo progetto, abitare la città, la porto veramente nel mio cuore e ho questi bei ricordi, l’opportunità che mi hanno dato a me.
Mi sono sentita molto molto bene, mi sono sentita accolta, ho fatto amicizia, ho allungato il circolo di amicizia questo sembra come un addio, come, non lo so, mi entristesse un po’, mi dà un po’ di melancolia.
Ma tu, come renderesti migliore questa città? Qual è il tuo contributo perché sia una città più accogliente, a partire dai tuoi desideri? Dai tuoi talenti? E dalle cose che ti piace fare?
